Articolo del 06/11/2023

Il ginecologo nell’assistenza sanitaria della donna svolge una indiscussa e fondamentale funzione di medicina preventiva. Infatti, superata l’età del menarca, e in particolare nella fascia di età compresa tra 15 e 45 anni, la probabilità e la frequenza delle visite ginecologiche è, in genere maggiore rispetto al medico di famiglia o qualsiasi altro medico. La visita ginecologica inizia con la raccolta di una accurata anamnesi, prosegue con l’esame fisico e si avvale del supporto di specifiche procedure diagnostiche.

Ecografia, isteroscopia e colposcopia sono gli esami diagnostici più importanti per valutare la salute degli apparati genitali femminili.

Ecografia: tecnica diagnostica leader in ginecologia

Gli ultrasuoni hanno assunto il ruolo di tecnica diagnostica leader in ginecologia, grazie all’assenza di invasività e alla disponibilità di una sempre più ampia gamma di strumenti che garantiscono un imaging di alta qualità.
La tecnologia dell’ecografia pelvica, come altre forme di ecografia, si basa sull’utilizzo di onde sonore ad alta frequenza. Un ecografo emette queste onde che si diffondono attraverso i tessuti organici, con la loro propagazione influenzata dalle variazioni di densità degli organi attraversati. Le onde sonore riflesse dai tessuti vengono rilevate dalla sonda e quindi elaborate da un computer per creare immagini in tempo reale. Questo processo consente di visualizzare parti dell’organismo che altrimenti non sarebbero accessibili tramite altre tecniche diagnostiche.
A differenza delle radiazioni ionizzanti utilizzate nelle radiografie, le onde sonore ad alta frequenza impiegate nell’ecografia sono completamente sicure per la paziente. Di conseguenza, l’esame ecografico pelvico non comporta alcun rischio, né a breve né a lungo termine, per la salute della paziente.

Ecografia transvaginale e addominale: quali differenze?

Ci sono due modalità distinte per eseguire un’ecografia pelvica, a seconda della posizione della sonda utilizzata: l’ecografia transaddominale e l’ecografia transvaginale.
L’ecografia transaddominale comporta il posizionamento della sonda sull’addome della donna. Questa tecnica è meno invasiva, ma può incontrare ostacoli anatomici e, di conseguenza, potrebbe non fornire immagini altrettanto dettagliate.
Al contrario, l’ecografia transvaginale coinvolge l’introduzione di una sonda nel canale vaginale. Questo metodo è più comunemente utilizzato poiché la sonda si trova più vicina alle strutture da esaminare, il che riduce gli ostacoli e consente di ottenere immagini più dettagliate. Nonostante ciò, non è generalmente considerata invasiva o fastidiosa.
Questo tipo di ecografia è particolarmente indicato per esaminare dettagliatamente il collo dell’utero, le ovaie, la vescica e l’area pelvica, consentendo di visualizzare dettagli di dimensioni millimetriche che potrebbero non essere chiaramente visibili con un’ecografia transaddominale.

L’ecografia transvaginale è solitamente raccomandata per indagare le cause di dolori pelvici, verificare la presenza di infezioni, valutare le cisti ovariche e rilevare polipi o fibromi in caso di flussi abbondanti o sanguinamenti anomali. È inoltre utile in situazioni come l’amenorrea (mancanza del ciclo mestruale), l’irregolarità del ciclo e l’infertilità. Questa modalità offre un’immagine dettagliata dell’area pelvica ed è particolarmente preziosa per scoprire e valutare varie condizioni ginecologiche.

Isteroscopia: esame endoscopico di II livello

L’isteroscopia diagnostica è un procedimento che viene generalmente raccomandato dal medico ginecologo in risposta a anomalie rilevate durante un’ecografia transvaginale.
Quando un ispessimento dell’endometrio viene individuato tramite ecografia e non è in linea con la fase del ciclo o con lo stato di menopausa, ciò potrebbe indicare la presenza di polipi, fibromi uterini o lesioni precancerose come l’iperplasia endometriale. In tali circostanze, diventa essenziale richiedere un’indagine più approfondita attraverso l’isteroscopia, che consente una visione diretta e dettagliata.
L’esame viene eseguito in ambulatorio. Dopo la disinfezione dell’area genitale, una sonda contenente un isteroscopio, una fibra ottica con un diametro di 3-5 cm, viene delicatamente inserita attraverso la vagina. L’isteroscopio viene guidato attraverso il canale cervicale fino ad arrivare all’interno della cavità uterina, consentendo una visualizzazione diretta dell’area mediante una telecamera.

ll sanguinamento uterino anomalo è un motivo fondamentale per eseguire l’isteroscopia, sia nelle donne in età fertile che in quelle in postmenopausa. Questa procedura diventa ancora più importante in postmenopausa a causa dell’aumento dell’incidenza di patologie tumorali in questa fascia d’età.
Un’altra importante indicazione per l’isteroscopia diagnostica è l’infertilità di coppia. Studi scientifici hanno dimostrato che molte donne con problemi di fertilità presentano anomalie isteroscopiche, come malformazioni uterine, piccoli polipi vicino all’ingresso delle tube o aderenze. Questi fattori possono ostacolare l’impianto dell’embrione e influenzare negativamente la fertilità. Pertanto, l’isteroscopia è diventata una pratica comune prima di intraprendere programmi di fecondazione
medicalmente assistita, poiché il trattamento delle anomalie rilevate può migliorare significativamente i risultati delle procedure di assistenza alla fertilità.

Colposcopia: essenziale quando il Pap-test è in dubbio

La colposcopia è un esame endoscopico che consiste nell’ispezione visiva della vagina e del collo dell’utero mediante l’utilizzo di un dispositivo ottico chiamato colposcopio. Durante l’esame, lo strumento non viene inserito all’interno del corpo femminile ma viene posizionato esternamente, consentendo un’osservazione dettagliata dell’area senza causare disagio. Questo non è un esame di screening raccomandato per tutte le donne come il pap test, ma è considerato un esame di secondo livello, utilizzato per individuare specifiche anomalie pre-cancerose nel collo dell’utero, ed è richiesto da
un medico specialista.

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