
CUORE E PREVENZIONE: L’IMPORTANZA DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE
Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di disabilità e morte nel nostro Paese, così come in tutti i paesi industrializzati.
Nonostante negli ultimi trent’anni sia stato fatto molto per ridurne l’impatto negativo sulla salute pubblica, numerosi aspetti possono ancora essere migliorati. Si tratta infatti di patologie la cui incidenza e severità possono essere significativamente ridotte grazie a una corretta informazione e a una buona prevenzione.
Alla base di infarto, ictus e delle altre patologie cardiovascolari maggiori, infatti, vi sono fattori di rischio ben definiti, alcuni dei quali non modificabili (età, sesso e familiarità), ma per la maggior parte modificabili in modo semplice e ben definito.
Per questo è necessario ribadire l’importanza della prevenzione e impostare una serie di comportamenti virtuosi alla base di uno stile di vita sano.
Identificare i fattori di rischio ed essere consapevoli del proprio stato di salute è il primo passo per proteggere il proprio cuore.
Non è tanto l’età, infatti, il fattore discriminante che espone alle malattie cardiovascolari, quanto la presenza di altre patologie, la familiarità e le “cattive” abitudini.
Per questo è fondamentale conoscere il proprio rischio cardiovascolare e, su consiglio del proprio medico, attivare di conseguenza un piano di esami diagnostici e terapie, come ci spiega la Dott.ssa Vella, cardiologia della clinica Fabia Mater.
“La prevenzione è fondamentale, basti pensare che la maggior parte degli eventi cardiovascolari è evitabile attraverso una buona attività di prevenzione”.
Il rischio cardiovascolare e le categorie di rischio
“Per rischio cardiovascolare – spiega la dottoressa – intendiamo la possibilità di avere un episodio avverso cardiovascolare nei successivi 10 anni.
La prima visita cardiologica ha un ruolo cruciale per stimare questo rischio e definire gli accertamenti più appropriati da eseguire e la loro periodicità.
La Società Europea di Cardiologia ha fornito un sistema che permette di suddividere i pazienti in quattro categorie di rischio: basso, medio, alto, molto alto.
Anche le più recenti linee guida della Società Americana, sostanzialmente ribadiscono le stesse indicazioni. In linea generale, è raccomandato ripetere la stima del rischio ogni 5 anni, e più precocemente in presenza di alcune condizioni”.
Quali sono i fattori di rischio?
Le malattie cardiovascolari presentano fattori di rischio modificabili e non modificabili. Tra quelli che non si possono modificare c’è, per esempio, la familiarità (presenza di parenti stretti che abbiano sofferto di problematiche al cuore in età giovanile), l’età (il rischio aumenta con l’avanzare dell’età) e il sesso (gli uomini sono più a rischio delle donne).
Quelli modificabili, invece, sono i più interessanti, in quanto semplici da identificare e relativamente facili da contenere. Il più diffuso e rilevante è di certo l’ipertensione arteriosa. La “pressione alta” può essere infatti prevenuta conducendo una dieta adatta (ridotto apporto di sodio), mantenendo uno stile di vita attivo (almeno 30 minuti di attività fisica, tre volte alla settimana) e perdendo peso (la pressione arteriosa cala al calare del peso corporeo). Un discorso analogo vale anche per gli altri fattori di rischio modificabili, quali gli elevati livelli di colesterolo e glicemia, il sovrappeso, lo stile di vita sedentario e lo stress.
Ovviamente la correzione dello stile di vita può avere un effetto benefico (anche rilevante) sui fattori di rischio sopra citati, ma quando questi raggiungono un valore soglia (differente da paziente a paziente) si potrà rendere necessaria una terapia farmacologica specifica.
Discorso a parte invece per il fumo: è il fattore di rischio più facilmente modificabile, ma anche uno di quelli con l’impatto negativo maggiore.
Esami e trattamenti personalizzati in base alla fascia di rischio
“L’essere considerati in una fascia ad alto rischio consente di ricevere un programma di accertamenti e un trattamento appropriato. Per esempio, i pazienti considerati a basso rischio riceveranno solo degli incoraggiamenti a condurre una vita sana, all’insegna dello sport e della corretta alimentazione.
I pazienti a rischio elevato, cioè chi è affetto da condizioni che predispongono alla malattia cardiovascolare, oltre a seguire i consigli e modificare lo stile di vita, devono iniziare un trattamento farmacologico volto a ridurre tali fattori. Parliamo per esempio di farmaci che servono ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, o a ridurre i valori di pressione arteriosa o a curare il diabete mellito”.
“La possibilità che i pazienti ad alto rischio abbiano già in atto una malattia coronarica è molto elevata: a volte si presenta in modo asintomatico e per questo è necessario sottoporsi a test diagnostici più approfonditi, come:
- ECG da sforzo
- ecocardiogramma da stress (fisico o farmacologico)
- risonanza magnetica da stress farmacologico
- TAC coronarica.
Gli esami diagnostici a cui sottoporsi
Non esistono quindi indicazioni precise per fascia d’età, ma piani diagnostici per livello di rischio: per questo è ancora più importante affidarsi al proprio medico di base, o a un cardiologo, che farà un identikit e studierà un percorso diagnostico ad hoc per ogni paziente.
In linea di massima, per gli uomini sotto i 40 anni e le donne sotto i 50 anni con basso rischio cardiovascolare, è consigliabile fare una visita ogni 5 anni.
Ovviamente, se si svolge qualsiasi tipo di attività fisica, anche non agonistica, è opportuno sottoporsi a un elettrocardiogramma annuale, eventualmente accompagnato da una visita cardiologica”.