
FABIA MATER, CENTRO DI ECCELLENZA PER L’INTERVENTO DI CATARATTA
La visione annebbiata e la riduzione progressiva della vista sono fra i principali sintomi della cataratta dovuti all’opacizzazione del cristallino, la lente, posta all’interno dell’occhio e dietro l’iride, che consente insieme alla cornea di mettere a fuoco le immagini sulla retina. Fari e luce solare iniziano ad essere sempre più spesso troppo fastidiosi, si ha una visione notturna difficoltosa e, a volte, si avverte uno sdoppiamento delle immagini.
Come intervenire? Quali sono le innovazioni in campo chirurgico? La parola alla Prof.ssa Appolloni, responsabile dell’Oculistica della Fabia Mater.
Dai sintomi alla diagnosi
La visione annebbiata tipica dell’opacizzazione del cristallino è progressiva; può accompagnarsi ad abbagliamento alla luce frontale, sdoppiamento delle immagini, peggiore percezione dei colori, e talvolta a un iniziale apparente transitorio miglioramento della vista da vicino nei pazienti presbiti.
La diagnosi si effettua nel corso di una visita specialistica che consiste nell’esame della refrazione e dell’acutezza visiva, della pressione endoculare e del segmento anteriore e posteriore dell’occhio.
Più avanzate metodiche diagnostiche comprendono la biomicroscopia endoteliale e la tomografia ottica (OCT) per poter escludere eventuali patologie associate della cornea e della retina centrale (macula).
Dalla chirurgia tradizionale al Laser Femtosecondi
L’unica cura per la cataratta è l’intervento chirurgico: un’operazione di delicata microchirurgia che prevede l’eliminazione delle parti opache del cristallino mantendo integra la capsula dello stesso che ci occorre per inserire al suo interno il cristallino artificiale che verrà così a trovarsi nella posizione anatomica corrispondente a quella naturale.
La valutazione del potere del cristallino artificiale, che viene concordata con il paziente è fondamentale per il recupero visivo. Per operare il cristallino opaco si possono usare due tecniche: o esclusivamente gli ultrasuoni o gli ultrasuoni coadiuvati dal laser a femtosecondi.
“In Fabia Mater l’intervento è eseguito con le apparecchiature più moderne ed avanzate che sfruttano gli ultrasuoni per emulsionare e aspirare le parti opache del cristallino (facoemulsificazione). Dalle incisioni della cornea con bisturi, alla facoemulsificazione del cristallino, il trattamento è del tutto manuale.
La nuova tecnologia laser Femtosecondi, invece, è una luce della lunghezza d’onda dell’infrarosso, che, focalizzata a diverse profondità del cristallino e della cornea, taglia i tessuti nel punto preimpostato dal chirurgo. Sotto il controllo di un tomografo a radiazione coerente (OCT), che consente di visualizzare in live l’occhio, il laser apre circolarmente il sacchettino che contiene il cristallino e frammenta il cristallino stesso in tante piccole parti, per poi creare dei micro-ingressi alla base della cornea. Attraverso i micro ingressi corneali, il chirurgo accede all’interno dell’occhio, completa la frammentazione con gli ultrasuoni, aspira quanto preparato dal laser e lascia il sacchettino che conteneva il cristallino opaco, vuoto, pulito e pronto ad accogliere la lente intraoculare che lo sostituirà.
FAQ (FREQUENTLY ASKED QUESTIONS)
Quando è necessario sottoporsi all’intervento di cataratta?
L’intervento è consigliato quando l’offuscamento del cristallino comincia ad interferire con le normali attività svolte dal paziente nella vita quotidiana. I candidati sono, in genere, persone oltre i 65 anni (la cataratta è una patologia legata all’invecchiamento) ma, in alcuni casi, possono anche essere persone più giovani in cui la malattia è dovuta a traumi, all’uso di farmaci (es. cortisonici), ad alcune patologie (es. malattie infiammatorie oculari, malattie sistemiche come il diabete), esposizione ai raggi ultravioletti, a raggi X senza protezione oculare.
Come si esegue l’intervento?
L’intervento di cataratta avviene in regime ambulatoriale, sotto anestesia locale o topica (collirio).
Quanto dura l’intervento di cataratta?
La durata dell’intervento è in media di circa 10 minuti, ma bisogna considerare il periodo di preparazione e sosta in sala operatoria.
C’è una preparazione all’intervento?
Solitamente l’oculista prescrive al paziente dei colliri disinfettanti e delle salviette oculari per la pulizia delle palpebre, a partire da 3 giorni prima dell’intervento.
Come vestirsi per l’intervento?
Al paziente viene dato un camice per coprire gli indumenti, dei copriscarpe e una cuffia copricapo per l’accesso in sala operatoria.
Quanto dura la convalescenza dopo l’intervento?
Dopo circa 7 giorni dall’intervento, il paziente può riprendere le normali attività quotidiane con attenzione all’igiene.
Come dormire dopo l’intervento?
Evitare di dormire o di stare sdraiati sul lato dell’occhio sottoposto a intervento nel primo giorno dopo l’operazione.
Cosa non fare dopo l’intervento di cataratta?
Nei giorni seguenti all’intervento è bene fare attenzione a:
- indossare occhiali da sole ad alta protezione per difendersi dalla luce diretta del sole;
- non sfregare o toccare l’occhio operato;
- non fare sforzi o praticare sport.
Quali possono essere i fastidi dopo l’intervento?
Il paziente può manifestare la sensazione di corpo estraneo che durerà per qualche tempo. Gli verranno prescritti dei sostituti lacrimali da instillare durante la giornata.
Il centro Oculistico in Fabia Mater
Il Centro oculistico è un polo di eccellenza e punto di riferimento per l’interno territorio romano, dotato delle migliori tecnologie che supportano il medico sia nella diagnosi sia durante l’intervento chirurgico.
Negli anni, si è creata un’equipe costituita da alcuni fra i migliori specialisti, che si occupano di tutte le patologie dell’occhio.
Ma non solo: all’eccellenza del personale e degli specialisti, si affianca l’impiego delle migliori tecnologie a disposizione nel campo dell’Oculistica.
“La nostra parola chiave è il percorso e il benessere del paziente. Un percorso completo, integrato, ben definito in base alle prove di efficacia scientifica e alle esigenze, anche pratiche, del paziente – spiega la Dott.ssa Appolloni -. Per ogni paziente e per il suo percorso di cura c’è un protocollo ben definito osservato da tutta l’equipe medica”.