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Innovazione tecnologica in Fabia Mater con la biopsia prostatica fusion

Il tumore alla prostata è la forma di neoplasia maligna più frequente nell’uomo adulto. Colpisce prevalentemente sopra i 60 anni. Come tutti i tumori, deriva da una crescita incontrollata delle cellule della prostata, ovvero la ghiandola localizzata tra vescica e uretra, anteriormente al retto.

La biopsia prostatica con tecnica Fusion è una metodica in grado di consentire una diagnosi mirata dei tumori alla prostata: le neoplasie più frequenti nel genere maschile, con circa 36.000 nuove diagnosi stimate in Italia in base agli ultimi dati del 2020.

Il Dott. Barrese , specialista in Urologia della clinica Fabia Mater, ci illustra meglio cos’è e come viene svolta la procedura.

Che cos’è la biopsia prostatica fusion?

La biopsia prostatica, chiamata fusion è una metodica che permette di analizzare in modo accurato e selettivo i noduli sospetti che vengono individuati alla risonanza magnetica multiparametrica. Questo è possibile grazie a un software che permette di acquisire le immagini della risonanza e fonderle con le immagini ecografiche durante la procedura.

In pratica si trasferiscono le informazioni della risonanza sull’immagine ecografica tridimensionale, permettendo così di ‘mirare’ in modo molto preciso.
Nella biopsia ‘standard’ le immagini ecografiche non consentono di individuare eventuali aree sospette, pertanto si prelevano campioni di tessuto in maniera ‘random’.
La fusion permette, invece, di sfruttare l’accuratezza delle immagini della Risonanza Magnetica per individuare e campionare solo le aree sospette, anche di piccole dimensioni, con meno prelievi. In questo modo si può massimizzare e velocizzare la diagnosi del tumore alla prostata riducendo la necessità di ricorso a biopsie multiple, incrementando la diagnosi dei tumori più aggressivi e riducendo quella dei tumori a più lenta crescita.

Cosa cambia rispetto al passato?

La risonanza magnetica multiparametrica ci permette oggi di individuare noduli sospetti per tumore alla prostata che con l’ecografia prostatica transrettale non era possibile evidenziare. L’utilizzo della biopsia prostatica fusion fondendo l’immagine ecografica con quella della risonanza consente di analizzare i noduli sospetti in maniera accurata riducendo in maniera significativa il numero delle biopsie prostatiche che venivano effettuate prima con tecnica random.

Come si svolge l’esame?

L’esame ha una durata di circa 30 minuti. A seconda della sonda ecografica utilizzata il prelievo bioptico si può effettuare per via trasnrettale. La procedura viene eseguita previa anestesia locale.

I vantaggi della tecnica fusion

Gli importanti vantaggi che si possono riscontrare effettuando questa procedura sono:

  • alta sensibilità e diagnosi più accurata: integrando e potenziando le immagini dell’ecografia con quelle della RMmp, la biopsia fusion gode, rispetto alla procedura ecografica tradizionale, di una sensibilità e precisione più alte nella diagnosi dei tumori alla prostata maggiormente aggressivi;
  • mappatura 3d delle biopsie che, nel caso vengano individuate neoplasie, consente una ricostruzione approssimativa di volume, posizione e caratteristiche delle stesse, così da poter anche elaborare, in base a questo, il piano terapeutico più adatto;
  • minor rischio di complicanze: riducendo il numero di campioni si riduce anche il conseguente rischio di infezioni urinarie, infiammazioni della prostata (prostatiti) e presenza di sangue in urine (ematuria), sperma (emospermia) o dal retto (rettoragia)
  • meno prelievi e più precisi: la biopsia fusion consente prelievi solo nelle aree individuate come sospette, al contrario dell’ecografia transrettale tradizionale (TRUS) che prevede una campionatura ‘alla cieca’ in 12/18 punti della prostata, con l’alto rischio di mancare o individuare parzialmente le zone neoplastiche.

 
 

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