Articolo del 26/04/2023
L’ipertrofia prostatica benigna è una condizione comune negli uomini, caratterizzata dall’aumento del volume della prostata dovuto all’ingrandimento della sua parte centrale, chiamata adenoma. Inizialmente, questa condizione può essere priva di sintomi e rimanere tale per un lungo periodo. Tuttavia, quando l’ingrandimento della prostata o la conformazione dell’adenoma comprimono l’uretra, possono verificarsi problemi nella minzione. Questi sintomi possono includere difficoltà nel flusso urinario, ritenzione urinaria e disfunzioni della vescica, che possono richiedere l’inizio di trattamenti farmacologici.
Nel caso in cui la terapia farmacologica non sia efficace, potrebbe essere necessario rimuovere il tessuto prostatico in eccesso per ridurre il volume della ghiandola e migliorare la qualità della vita del paziente. Tuttavia, molte persone possono essere riluttanti a sottoporsi a queste procedure a causa delle preoccupazioni riguardo a possibili complicazioni sessuali e problemi di incontinenza urinaria.
È importante sottolineare che esistono diverse opzioni di trattamento per l’ipertrofia prostatica benigna, e la scelta del trattamento dipenderà dalla gravità dei sintomi e dalle preferenze del paziente. In molti casi, le procedure chirurgiche moderne sono progettate per minimizzare al massimo il rischio di complicazioni sessuali e di incontinenza, e il medico discuterà dettagliatamente con il paziente i potenziali benefici e rischi prima di procedere con un intervento.
Approfondiamo l’argomento con il Dott. Claudio Perugia, specialista in Urologia della clinica Fabia Mater.
Iperplasia prostatica benigna: come funziona il laser?
Il trattamento dell’iperplasia prostatica benigna mediante la tecnica chirurgica Holep con laser ad olmio comporta l’uso di una telecamera endoscopica per guidare l’asportazione del tessuto adenomatoso prostatico utilizzando il laser. Questo laser rimuove solo l’adenoma prostatico, senza danneggiare le strutture circostanti. Successivamente, un dispositivo chiamato “morcellatore” viene impiegato per ridurre e aspirare l’adenoma prostatico, che viene poi sospinto nella vescica e rimosso per l’esame istologico.
L’intervento può essere eseguito con anestesia spinale tramite iniezione di anestetici nella colonna lombare o con anestesia generale, a seconda delle condizioni generali del paziente valutate dall’anestesista durante le visite preoperatorie.
Questa tecnica chirurgica offre numerosi vantaggi, tra cui la rimozione del catetere vescicale entro 24-48 ore dall’intervento, una significativa riduzione delle perdite ematiche (con conseguente minor rischio di sanguinamento e trasfusioni post-operatorie) e la possibilità di trattare prostata molto ingrossate che altrimenti richiederebbero un intervento chirurgico tradizionale più invasivo e un periodo di ospedalizzazione più lungo. Inoltre, la tecnica Holep consente l’analisi istologica del tessuto rimosso, il che facilita la tempestiva individuazione di eventuali tumori prostatici, a differenza della semplice vaporizzazione laser del tessuto prostatico. I pazienti solitamente sperimentano un miglioramento quasi immediato della minzione, con la scomparsa dei bruciori, dei sintomi urinari irritativi e delle tracce di sangue nelle urine nelle settimane successive all’intervento.
Catetere vescicale: cosa sapere
Nella chirurgia di rimozione del tessuto prostatico in eccesso, è prassi comune posizionare un catetere vescicale alla fine della procedura chirurgica. Questo catetere è collegato a un sistema di lavaggio continuo della vescica con l’obiettivo di prevenire eventuali sanguinamenti e la formazione di coaguli all’interno della vescica. Tuttavia, nella prima giornata post-operatoria, il lavaggio vescicale viene interrotto per consentire una precoce mobilizzazione del paziente, e di solito il catetere vescicale viene rimosso entro 24-48 ore dall’intervento.
Gestione post-operatoria
Anche se la ripresa post-operatoria può variare da persona a persona e dipende dal tipo di intervento chirurgico subito, è sempre consigliato seguire le indicazioni del medico per garantire una ripresa sicura ed efficace. In molti casi, è consigliabile evitare l’attività fisica intensa e il rapporto sessuale per almeno 4 settimane dopo l’intervento, al fine di ridurre il rischio di sanguinamento o complicazioni.