Articolo del 12/04/2023

Manometria ano rettale: esame fondamentale per la diagnosi di stipsi

La stipsi, o comunemente nota come stitichezza, è una condizione intestinale in cui è difficile evacuare le feci. Questo problema è molto comune e può essere associato a fattori di rischio come una dieta non equilibrata, carente di alimenti che favoriscono il movimento intestinale, o all’assunzione di alcuni farmaci. La stipsi può anche essere un sintomo di diverse patologie, quindi è importante che i pazienti che manifestano segni tipici di stitichezza consultino un medico. Il medico potrà quindi prescrivere gli esami più adatti per scoprire le cause sottostanti.

Per diagnosticare la stitichezza che ha un impatto significativo sulla vita quotidiana del paziente, è possibile utilizzare la manometria rettale, un esame altamente specializzato che valuta la funzione degli sfinteri anali e dei nervi del pavimento pelvico. Questo test può essere effettuato presso Fabia Mater per ottenere una valutazione accurata della condizione.

Approfondiamo l’argomento con il Prof. Nudo, primario del Reparto di Chirugia Generale e di Endoscopica Digestiva della Clinica Fabia Mater.

Stipsi: che cos’è?

La stipsi è una condizione caratterizzata dalla presenza di meno di tre evacuazioni intestinali a settimana. Questa definizione si basa principalmente su dati epidemiologici ed è principalmente utilizzata in contesti scientifici. Tuttavia, nella pratica clinica, i pazienti che si autodescrivono come stitici spesso riportano una gamma più ampia di disturbi intestinali, tra cui sensazioni di evacuazione incompleta, feci troppo dure o in quantità limitate.

La stipsi può essere suddivisa in due categorie principali: acuta e cronica. La stipsi acuta è di solito temporanea e può essere causata da diverse ragioni, mentre quella cronica persiste per un periodo superiore ai sei mesi.

È importante sottolineare che la valutazione e la gestione della stipsi dovrebbero tener conto non solo della frequenza delle evacuazioni, ma anche di altri sintomi e delle cause sottostanti, al fine di fornire un trattamento appropriato e migliorare la qualità della vita del paziente.

Quali sono i sintomi?

I segni riportati dai pazienti affetti da stipsi solitamente includono: una frequenza ridotta delle evacuazioni (meno di tre volte alla settimana); la presenza di feci secche e compatte (“a forma di palline”); l’impegno eccessivo e prolungato durante il processo di defecazione; la sensazione di un ostacolo o di un blocco nella zona anale; la percezione di una defecazione incompleta; la necessità di ricorrere a manovre manuali o ad ausili come clisteri e supposte.

La stipsi può notevolmente compromettere la qualità della vita delle persone. Inoltre, le feci secche e gli sforzi costanti possono non solo aumentare la pressione sanguigna (con il rischio di emorragie congiuntivali), ma anche causare irritazioni e il prolasso delle emorroidi.

Quali sono le cause della stipsi cronica?

L’identificazione delle possibili cause della stipsi cronica è un processo complesso che richiede un’attenta analisi della storia del paziente. In alcuni casi, la stitichezza cronica può essere associata a una ridotta motilità del colon o a una disfunzione dei muscoli del pavimento pelvico, che sono coinvolti nell’evacuazione delle feci. Altre volte, la causa può essere attribuita a cattive abitudini alimentari, in particolare a un basso consumo di fibre. Le fibre, soprattutto quelle insolubili, svolgono un ruolo importante nel promuovere la normale peristalsi intestinale, facilitando il movimento delle feci attraverso l’intestino e la loro espulsione successiva.

Diagnosi della stipsi cronica

L’approccio alla gestione del paziente con stipsi inizia con una dettagliata anamnesi e un esame clinico approfondito. Le procedure diagnostiche vengono selezionate dal medico in base ai sintomi del paziente e alle informazioni cliniche raccolte, con l’obiettivo di individuare la causa sottostante della stipsi, che può essere di natura organica o funzionale.

  • Colonscopia: Questo esame consente di esaminare l’intero colon utilizzando uno strumento flessibile dotato di una telecamera. Attraverso un sottile canale nell’endoscopio, è possibile eseguire prelievi di piccoli campioni di mucosa (biopsie) o rimuovere polipi se necessario. La colonscopia è utile per la diagnosi di molte condizioni intestinali, tra cui il cancro al colon.
  • Defecografia: Questo è un esame radiologico che coinvolge l’uso di bario per opacizzare le ultime porzioni del colon, compreso il canale anale, il retto e il sigma. Il bario viene introdotto attraverso l’ano, e le immagini radiologiche sono catturate mentre il paziente evacua. Questo esame aiuta a valutare il funzionamento delle aree anali e rettali.
  • Studio dei tempi di transito intestinale: Questo test serve a diagnosticare la “stipsi da rallentato transito intestinale”. Il paziente ingerisce piccoli marcatori radio-opachi, e dopo alcuni giorni viene eseguita un’immagine radiologica dell’addome. Quando più dell’80% dei marcatori è stato espulso e non è più visibile all’immagine radiologica, il transito è considerato normale.
  • Manometria anorettale: Questo esame valuta le pressioni nel canale anale in diverse condizioni, come a riposo, durante la contrazione volontaria e durante la spinta. L’insufflazione di un palloncino nel retto permette anche di verificare l’integrità del plesso nervoso nella parete del retto e le soglie di percezione di evacuazione e urgenza.

Manometria ano-rettale: in cosa consiste l’esame?

La manometria anorettale è un esame sicuro e senza dolore che può essere molto utile nella valutazione di condizioni come l’incontinenza fecale, la stitichezza e il prolasso rettale, poiché consente di identificare con precisione la causa sottostante di questi disturbi e di sviluppare piani di trattamento personalizzati.

Durante l’esame, il paziente è posizionato sul suo fianco sinistro con le ginocchia piegate verso l’addome. Un piccolo catetere con un palloncino, inizialmente sgonfio, viene delicatamente inserito nella cavità anale. Lo specialista gonfierà il palloncino per simulare la presenza di un bolo fecale e chiederà al paziente di espellere il catetere, al fine di valutare la contrazione adeguata dello sfintere e l’attività anorettale.

Durante la procedura, il medico esaminerà il profilo di pressione basale, il profilo di pressione dinamico e il riflesso retto-sfinterico inibitore.

Questo esame è sicuro, può essere eseguito in regime ambulatoriale, è privo di dolore e ha una durata di circa 15 minuti.

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